domenica 25 gennaio 2015

Cercare casa in UK

Per chi si avventura per la prima volta in UK per studio o per lavoro, la prima preoccupazione riguarda dove e come cercare un alloggio. Perciò, ho pensato di darvi alcuni consigli su come ottimizzare la vostra ricerca e non restare delusi dalla vostra scelta. Questo post è interessante anche per chi, invece, già risiede nel Regno Unito e vorrebbe cambiare casa.
A volte, l'azienda o il datore di lavoro per cui ci si trasferisce offre già un alloggio, ma non sempre si è così fortunati.

Trovare una sistemazione confortevole e a buon prezzo è l'obiettivo di questo post e nasce dagli spunti che, di tanto in tanto, do a colleghi nuovi o a quelli che hanno bisogno di trovare un alloggio migliore.


Ma distinguiamo prima di tutto


  • chi deve cercare casa dall'Italia in meno di 48h 
  • chi risiede già nel Regno Unito e vorrebbe cambiare abitazione

Cercare casa dall'Italia in meno di 48h

Sembra impossibile, ma è più facile di quanto pensiate. L'importante è conoscere il proprio budget e le proprie esigenze.
Prima ancora di consultare dei siti web, chiedete al vostro nuovo datore di lavoro se possa darvi una mano nel cercare casa. Spesso il datore di lavoro ha delle conoscenze utili al lavoro o nella vita privata. Per esempio, potrebbe essersi liberata una camera presso l'abitazione di un collega e il vostro datore di lavoro ne è a conoscenza.
Per esperienza personale, andare ad abitare insieme a dei colleghi è la soluzione ideale, per chi comiicia da zero. I colleghi vi daranno dei consigli preziosi sia nella vita lavorativa, sia nella vita privata e potranno introdurvi alla vita sociale del posto. Insieme ai colleghi potrete anche spostarvi e tornare a casa dopo il lavoro, condividere la benzina (se uno di loro possiede una macchina) e conoscere dei trucchi per ottimizzare la vostra vita sul posto.
In ogni caso e in qualunque località vi trasferiate, un house share potrebbe dunque rispondere alle vostre esigenze. Come dicevamo, un house share è la condivisione di una casa o un appartamento con altre persone.

Se non avete la fortuna di conoscere camere disponibili presso dei colleghi, potete sempre consultare gli utilissimi e praticissimi siti

gumtree
zoopla
rightmove

In questi siti è possibile usare dei filtri di ricerca e selezionare "furnished" e/o "house share" tra le opzioni (vedere esempio qui in basso).



Tutte le stanze offerte in house share sono infatti ammobiliate e includono tutti i bills (bollette) + la council tax (tassa del council) e altre spese di minore entità fra cui wifi/TV nell'affitto mensile.
Quando esplorate i risultati della vostra ricerca, noterete che il prezzo è espresso in pcm (per calendar month) e in pw (per week). Ciò significa che avete la possibilità di pagare settimanalmente o mensilmente.





Se lo preferite, potete consultare i risultati di ricerca direttamente sulla mappa, cliccando su Map View. In questo modo saprete quanto è distante quella casa o quell'appartamento dal vostro posto di lavoro.

Cliccando su uno specifico risultato di ricerca, potrete leggerne tutti i dettagli e mettervi in contatto con l'agenzia via email o per telefono.

Come essere sicuri che la casa o l'appartamento vada bene?

Innanzi tutto preferite i risultati di ricerca con foto, piuttosto che quelli senza. Potrete già farvi un'idea di cosa vi aspettarvi. Nota bene: in un house share tutti gli spazi comuni come cucina, soggiorno, sala da pranzo, bagni, giardino, ecc. sono condivisi con altri inquilini (potrebbe trattarsi anche del padrone di casa, ossia del landlord o della landlady).
Solo la vostra stanza da letto vi garantirà privacy. In un house share avrete un contratto da lodger che vi garantirà meno diritti rispetto a quelli che potreste avere in un contratto da tenant, per cui fate molta attenzione a leggere il contratto.

Qual è il miglior rapporto qualità/prezzo per una casa o per un appartamento?

A seconda della zona in cui vi trasferiate, l'affitto medio mensile sarà diverso (il dato è consultabile sui siti menzionati). Ad ogni modo, in un house share non dovrete generalmente preoccuparvi del consumo di acqua, elettricità, internet e council tax, siccome sono inclusi nel vostro affitto!

Fatta eccezione di Londra, dove i prezzi lievitano di almeno un centinaio di £ in più, un house share potrebbe andare da un minimo di 350£ fino ad un massimo di 500£ a seconda di: dimensioni della stanza, presenza di bagno en-suite o meno, dimensioni e comfort della casa, numero di co-inquilini, servizio di pulizia settimanale, area geografica, distanza dall'area urbana e dal polo industriale, servizio di trasporto pubblico, etc.

Se nel West Midlands potreste trovare una camera con bagno en-suite in pieno centro con tutti i comfort possibili a meno di 450£, condivisa con sole 2 persone, a Londra potreste non essere così fortunati e trovare lo stesso tipo di sistemazione per almeno cento e duecento £ in più!

Cambiare abitazione per chi risiede già in UK

(l'articolo seguirà a breve...)

domenica 21 settembre 2014

York, fusione di antiche civiltà e...città dei fantasmi!

Di York si dice che sia estremamente affascinante.

E' la verità. Del resto come non restare incantati da una città ricca di storia e di intriganti racconti oscuri?



Ho visitato York in un weekend. Si impiegano circa 2,30h di macchina da Birmingham (il doppio da Londra). Due giorni sono sufficienti per visitare la città e ammirarla anche di sera, con una passeggiata lungo il fiume o una cena su un battello, per i più romantici.
Altrimenti, se siete in cerca di una serata alternativa, consiglio uno dei tanti Ghost Tour che animano le vie della città.

Un Ghost Tour parte solitamente dopo le 7 di sera e la prenotazione non è obbligatoria (per avere un'idea: http://www.ghostwalkyork.co.uk/); basta raggiungere il luogo dell'appuntamento - es. la Roman Column presso York Minster - e prendere parte a un percorso guidato da un animatore in costume vittoriano che fa da cantastorie e coinvolge i partecipanti.
Il tono è spesso sarcastico e i partecipanti prendono parte alle storie mimandone i protagonisti.
I tour durano circa un'ora e sono decisamente più convenienti di una gita in battello.

Se la sera è ricca di occasioni, il giorno lo è ancora di più.
La prima tappa per visitare York è sicuramente l'antico muro di cinta della città, costruito dai Romani.
I resti della civiltà romana sono visibili ovunque, specialmente guardando per terra, lungo il muro di cinta.

 

Ma la vista più bella la si ammira verso York Minster, la più grande cattedrale gotica del Nord Europa.
Ci sono visite guidate della cattedrale a ogni ora, mentre la visita della torre è separata e ha un costo aggiuntivo. Il biglietto che include entrambe costa circa 15£ con sconti per studenti, bambini e senior.
Attenzione: per salire sulla torre bisogna fare circa 275 scale strettissime, perciò vengono sconsigliate a chi soffre di claustrofobia, ha insufficienza respiratoria o non può fare sforzi fisici.
Personalmente, trovo che la vista che si gode dalla torre sia al di sotto delle aspettative, soprattutto per via della protezione metallica che impedisce di vedere in pieno il panorama.
Ho anche avuto la sensazione che la torre fosse più bassa di quanto pensassi - a parità di altezza, la vista che si gode dal tetto della navata centrale del Duomo di Milano è di gran lunga più bella!

All'interno, la cattedrale è magnifica. Vetrate (glaziers) antichissime che risalgono ai tempi delle crociate e hanno influenze mediorientali abbelliscono le pareti delle navate laterali.

  

Uno splendito soffitto blu e rosso impreziosisce la Chapter House, insieme ad altre decorazioni.
Nella cattedrale è possibile accedere anche alla cripta e a una mostra sotterranea che illustra secoli di costruzioni, incendi, restauri (per maggiori informazioni, visitate http://en.wikipedia.org/wiki/York_Minster#History).
Nella cripta si può vedere quella che viene considerata la prima pietra delle fondamenta dell'attuale cattedrale.
La maestosità e la bellezza di York Minster possono essere ammirate solo se non avete fretta, per cui una visita completa (torre inclusa) può impiegare fino a 3 ore.

Oltre all'influenza romana, York conserva i resti di popoli giunti dal Mare del Nord e stabilitisi nel Nord della Gran Bretagna dopo l'abbandono dei Romani: i Vichinghi.
Se decidete di proseguire il pomeriggio all'insegna della cultura, fate un salto al Jorvik Viking Centre (http://jorvik-viking-centre.co.uk/). Il prezzo del biglietto vale in pieno la visita che farete all'interno: parteciperete ad un viaggio nel tempo, con la ricostruzione storica di un villaggio vichingo e dialoghi in lingua originale.
Inoltre, reperti e tombe dell'epoca vi mostreranno le abitudini e lo stile di vita di questo antico popolo.

Non appena usciti da Jorvik, approfittatene per rilassarvi con un ottimo te e dei buonissimi dolci dal rinomato Betty's cafe, nel centro. I dolci al cioccolato sono decisamente i miei preferiti! Ma occhio a prezzo: sono abbastanza cari!

Se il giorno successivo avete a disposizione mezza giornata, suggerisco di fare un salto ai Museum Gardens dove potrete ammirare i resti dell'Abbazia di St Mary, un tempo splendente quanto la vicina cattedrale di York Minster, ma finita miseramente in disuso dopo lo scisma fra la Chiesa di Inghilterra e quella di Roma.



Altre mete da visitare a York: Castle Museum, York Chocolate Story (http://yorkschocolatestory.com/)

Esplorate. Sognate. Scoprite.

E' ormai un anno che vivo nel Regno Unito; sono un Account Executive presso un'azienda di affiliate marketing nello Shropshire e ho dei colleghi fantastici che provengono da oltre 15 nazioni.
Questo sarebbe probabilmente il lavoro che in molti vorrebbero in Italia ma che, per via di insormontabili colloqui e stupidi assessment per indagare la tua leadership, non riescono ad ottenere. Eppure, ancora non basta!

In Italia, prima di ottenere un posto, è necessario rispondere prima di tutto alle seguenti domande:

1- Hai almeno 2 anni di esperienza?
2 Conosci qualcuno che riesca a garantirti una raccomandazione?
3- Se la risposta alla domanda n.2 è SI', quella persona è in grado di darti una raccomandazione più forte di quella degli altri candidati?


Un discorso a parte va fatto per i concorsi, ma non è certo questa la sede per discuterne.

Ad ogni modo, due anni di ricerca di un lavoro professionale in Italia corrispondono a circa 2 mesi di ricerca nel Regno Unito.
Attenzione, ovviamente, al livello di inglese che si possiede. Questo incide per l'80% sul risultato; alternativamente, è consigliabile cercare, invece, un lavoro nella ristorazione, in un bar, in un hotel o in altre strutture ricettive, oppure come persone alla pari presso una famiglia.

Il livello medio di inglese richiesto in Italia è piuttosto "far away" da quello che ci si aspetterebbe da un professionista che ha rapporti di lavoro con altri Paesi, naturalmente.
Questo perchè l'inglese non è una priorità, come invece paventano a scuola o nelle Università.
L'inglese è un qualcosa di addizionale.
Il buon inglese, poi, è qualcosa di veramente eccezionale, che probabilmente devi aver imparato grazie a numerosi corsi a pagamento.
No.
Il mio inglese l'ho imparato fondamentalmente per passione. Certo, lo studio scolastico c'è stato. Ma con il numero di ore d'inglese che esiste in Italia, come pretendete che lo si prenda sul serio? Come pretendete che si apprenda quanto l'italiano o la matematica?
L'inglese resta ancora una materia "cenerentola".

L'inglese è il lusso di pochi.

Sarà forse che in Italia l'abilità di parlare una lingua straniera viene sopravvalutata?
Sarà forse perchè siamo un popolo stubborn, quando ci tocca parlare con uno straniero e, piuttosto che sforzarci di parlare la sua lingua, ci ostiniamo a gesticolare o ad arrancare con il nostro italiano?
Sarà forse perchè crediamo di parlare la migliore lingua del mondo e che, dunque, tutta l'umanità debba adattarvisi?
Sarà per pigrizia?
Sarà per la paura del diverso?

Qualunque sia la risposta, nessuna rende migliore questo Paese, specialmente se alla fine ci si scontra inevitablmente con il problema principale delle nostre istituzioni:

La corruzione

La stessa che impedisce ai giovani laureati che hanno il "talento" di comunicare bene in inglese di non figurare tra i dipendenti di grosse aziende, perchè il talento della lingua è superfluo rispetto ad altre priorità quali la necessità di piazzare il figlio di... o il nipote di... in quella posizione.
Il lavoro in Italia è spesso il conseguimento supremo di un coinvolgimento di conoscenze in istituzioni, famiglie, parenti....
Il lavoro nel Regno Unito è il conseguimento di una democratica competizione fra i candidati, no matter what.
La raccomandazione? Esiste anche nel Regno Unito, ma solo se a fartela è il tuo datore di lavoro o la tua università.

Perciò, migliorate il vostro inglese.
Leggete, guardate film, viaggiate all'estero.
Non trovate la scusa di non avere un lavoro, perchè là fuori, oltre i confini dell'Italia, è pieno di occasioni per voi.
Createvi la strada per ottenere quella occasione.
Partite, adattatevi, fate nuovi amici.
Trovate l'amore.



"Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite."
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/ricordi/frase-8213>


domenica 9 febbraio 2014

Lavorare nel Regno Unito



Quando ho aperto quella email, tutta la rabbia degli ultimi 3 anni si e’ riversata violentemente 
sulle guance, sottoforma di lacrime liberatorie.
La disistima accumulata dopo decine di
 colloqui di lavoro si e’ improvvisamente sciolta in un pianto di liberazione.
Non più una laurea soppressa
 dalle vili leggi della raccomandazione, ma un titolo meritevole di considerazione.

Finalmente una folle idealista che ce 
la fa.

Al contrario di tutto lo scetticismo dilagato intorno in una sfiduciata realta' del Sud, lei ce l'ha fatta.
Nonostante sia una donna e debba - come la maggior parte delle donne della sua eta' di quel paese - restarsene nella terra natìa, non andarsene all'estero.

Le sue coetanee hanno già un marito e dei figli ed abitano nel raggio di qualche chilometro da mamma e papà. Chi e' fortunata, li ha al piano terra. Magari vicino alla scuola dei bambini, con la pescheria di fiducia dietro l'angolo.
I miei genitori, invece, vivono a 2.400 km.
E c'è anche il mare di mezzo.

In fondo tutti dovremmo (voler) fuggire da un paese che molto conserva dei clichés e delle immagini 
da copertina estiva delle rubriche della BBC e poco possiede della credibilita’ e della serieta’ di altri sistemi.
Per "paese" mi riferisco all'Italia.

Nelle universita', altolocati professori motivano ad aspirare al meglio e ad avere le carte in regola per affrontare i colloqui di lavoro, ma, di fatto, sono ben coscienti che non c'è troppa speranza nel paese più corrotto d'Europa. Devono averlo capito bene tutti i cervelli che sono già fuggiti all’estero per evitare le sabbie mobili di questa realtà.  

Vi stupite s
e i cervelli non vogliano più tornare indietro?

Alla fine 
chi resta in Italia non sempre lo fa per il coraggio di costruire qualcosa di buono nel proprio paese, ma per il timore di affrontare qualcosa di nuovo e di diverso.
Quando ho fatto le valigie per Birmingham con una ben più che rispettabile offerta di lavoro fra le mani, molti mi chiedevano se fossi convinta di cambiare paese. Non mi domandavano invece che cosa mi trattenesse in questo paese.
La verità è che, quando c’è 
un temporale in arrivo e l’aria diventa stagna e il cielo di un colore grigio e tetro, gli uccelli volano nella direzione opposta per cercare un rifugio sicuro. Non lo fanno per codardia, ma per sopravvivenza. 

E’ per questo che ho aperto il mio blog. Per consentire a tutti gli uccelli “migratori” di trovare una guida utile per la partenza.

Se avete intenzione di trasferirvi nel Regno Unito, in 
particolare in Inghilterra, potete dare un’occhiata a questo blog, per sapere come affrontare un’esperienza di vita e di lavoro da Italiani in oltremanica. 

Non esitate a lasciare commenti o a contattarmi personalmente 
via email per ulteriori informazioni.

Nel frattempo una buona lettura e… un buon viaggio! 

lunedì 30 luglio 2012

Go Irish!



L’Irlanda è una terra che ha sempre popolato le mie fantasie con le sue tradizioni, la storia e la cultura folk della sua gente così notoriamente semplice e amichevole, per certi versi più simile a noi popoli latini per calore e socievolezza, rispetto ad altri popoli del nord. 
Evitando i cliché, esistono da sempre delle connotazioni universali per alcune culture. Integrarsi nel tessuto sociale di una nazione ti mostra, però, tutte le sfaccettature e l’eclettismo dei suoi abitanti, perciò le mie considerazioni restano ancora povere di un riscontro effettivo e più profondo da verificare soltanto più in là, se e chissà quando in questa terra così affascinante.







Cork City Gaol
Il nostro tour dell’Irlanda fatto durante una vacanza-studio in qualità di assistenti/group leaders è partito da Cork, città del sud d’Irlanda. Il nostro bus è partito da Limerick, pittoresca città del famoso gruppo rock The Cranberries e sede del Mary Immaculate College dove i ragazzi hanno studiato per due settimane, ed è giunto a destinazione dopo circa un’ora e mezza.

Cork, il cui porto è stato tappa del Titanic prima che questo imboccasse l’oceano, ci ha accolto sotto una pioggerellina sottile e caratteristica. Il centro della città è una via commerciale abbastanza grande con alcuni artisti di strada, circondata da strade e viuzze ricche di pub. Dall’aspetto un po’ più drammatico è invece il lungofiume, dove i nostri pullman hanno sostato in attesa della ripartenza per il Cork City Gaol. Famosa prigione del XIX secolo e set del celebre film Nel nome del padre, risulta particolarmente impressionante per la drammaticità e la crudeltà delle condizioni di vita dei detenuti all’interno delle sue celle austere e fredde. La ricostruzione di scene di vita attraverso personaggi in cera particolarmente verosimili tra cui anche bambini e madri detenute anche loro negli austeri ambienti della prigione è toccante. Una guida in italiano ci ha illustrato brevemente la storia del Gaol nell’ufficio del direttore per poi lasciarci una guida da leggere durante il nostro percorso. Un video proiettato sulle pareti di una torre ci ha infine mostrato lo svolgersi di un processo all’epoca.

 


Altra escursione molto suggestiva è stata quella nel Burren, la regione che circonda Galway, a nord di Limerick. Affascinante per un sito archeologico in cui è possibile vedere un dolmen, è un’area costellata di pietre immerse in un paesaggio completamente verde, in cui è ancora possibile incontrare cavalli e altro bestiame selvaggio.  Ho capito che l’Irlanda affascina soprattutto dal punto di vista naturalistico che per i suoi insediamenti urbani. Con una densità di popolazione abbastanza scarsa, non può che mostrare il lato più accattivante di sé attraverso le sue immense brughiere desolate costellate di tanto in tanto da qualche pascolo. Attraversando il Paese per raggiungere Dublino, ti immergi completamente nella sua essenza più viva. Distese pianeggianti o collinari che affiancano, sotto nuvole basse e minacciose, l’autostrada. Sparute fattorie qua e là. Cartelli che indicano fiumi o riserve. 
Traffico ridotto.





 


Dublino è la capitale dei giovani e… degli Italiani. Dopo una sosta per il pranzo all’Hard Rock Cafè – dove noi e i ragazzi ci siamo concessi un gustosissimo cheeseburger con mostarda e patatine fritte tra cimeli di Tina Turner e di altre popstar di un certo calibro – abbiamo speso un po’ di tempo libero tra le vie del Temple Bar, famoso quartiere di pub e vita notturna che si estende a nord del fiume. Per scoprire la vera essenza di Dublino bisogna recarsi in uno dei pub più caratteristici e antichi: il 
rosso The Temple Bar, il verde The Oliver St John Gogarty e quello in legno, il Quay’s Bar. Dentro, l’atmosfera Irish non cambia. Boccali di Guinness o Bulmers , altra birra irlandese molto popolare fra i giovani (per conoscere altre Irish beers clicca qui). Siamo entrati nel rosso, The Temple Bar dove si seguiva anche una partita di rugby e c’era un gruppo folk che suonava live. Un mio studente ne ha approfittato per "trafugare" un caratteristico sottobicchiere!  Sempre a Dublino, abbiamo visitato il Trinity College, dove studiarono celebri personaggi della letteratura irlandese e anglosassone tra cui il celebre Oscar Wilde. Un campus immenso e prestigioso con un ampio cortile dove si erge la statua di George Salmon ai piedi del campanile (bell tower), alloggi per universitari e facoltà distribuite fra campi da tennis, calcio e rugby. Una città nella città. Peccato non aver visto la Cattedrale di Saint Patrick, abbastanza distante dal nostro punto di ritrovo. Nel frattempo, tutti ne hanno approfittato per uno shopping estremo nella via principale, Grafton Street, dove le più grandi catene commerciali la fanno da padrone insieme a catene di souvenir – la più famosa è Carroll’s – e dove artisti di strada tra cui ballerini, attori, pittori dimostrano le loro abilità. Non è affatto difficile voltarsi per caso e incontrare degli Italiani. Dublino pullula di nostri concittadini che per vacanza, studio o lavoro si recano nella capitale. 





Per lasciare un segno della nostra presenza - 150 studenti italiani più 10 group leaders e altro staff italiano - hanno improvvisato un simpatico flash mob in Grafton Street con inni mondiali e classico "chi-non-salta...è" che ha inevitabilmente catturato l'attenzione dei passanti, soprattutto di alcuni giapponesi. Il nostro tour di Dublino ha compreso anche una visita al famoso Guinness Storehouse, l’antica fabbrica della birra più celebre del mondo. Attraverso un percorso altamente interattivo e digitale – è possibile anche assaggiare un boccale di Guinness e usufruire di un ticket gratuito per un drink – si scopre tutto il procedimento di fermentazione grazie a dei video e ad interessanti illustrazioni, fino ad arrivare all’ultimo piano, probabilmente il più suggestivo del percorso: da qui è infatti possibile ammirare tutta Dublino sedendosi comodamente alle poltrone del bar allestite appositamente per lasciare nel visitatore un’esperienza ed un ricordo unico. E’ anche possibile fare shopping allo store del piano terra.



Le nostre due settimane si sono poi concluse con la visita alle Cliffs of Moher, le suggestive scogliere a picco sull’oceano, ad un’ora e mezza di distanza da Limerick. Peccato per la pioggia incessante che ci ha accompagnato per tutta la durata dell’escursione. All’arrivo si accede ad un percorso al chiuso con video e illustrazioni digitali della fauna e della flora tipiche delle scogliere, tra cui la celebre pulcinella di mare. Vi sono anche un bar e degli shops con souvenir specifici delle cliffs o irlandesi. Al termine del percorso, si esce nuovamente all’aperto e si viene quasi violentemente travolti dall’imponenza di ciò che compare di fronte: uno spettacolo naturale senza eguali in cui questi altissimi blocchi rocciosi si protendono drammaticamente verso il mare, bagnati dalle sue onde violente e scure. La “lentezza” con cui percepisci il loro infrangersi sugli scogli è un effetto della distanza e della nebbia. Per ammirare le cliffs si possono seguire due diversi percorsi: uno più naturalistico e senza barriere, ti consente di visitare le scogliere a sinistra, l’altro - con barriere - conduce alle scogliere di destra dove si erge una torretta in cima alla quale è possibile apprezzare il panorama. L’accesso a pagamento è esiguo e vale davvero il prezzo del biglietto.


Dimenticavo la nostra visita al Bunratty Castle and Folk Park. Un caratteristico villaggio irlandese ricostruito nello stile del XIX secolo attornia il castello risalente al 1425. I cosiddetti Irish wolfhound, impressionanti cani irlandesi, un tempo aggressivi, ti accolgono all’ingresso del castello! Hanno un pelo spesso e sono molto, molto alti! Gli interni del castello sono davvero suggestivi così come quelli delle casette del villaggio. E’ possibile usufruire di una guida in italiano. Il parco è immerso nel verde e ha degli shops con oggetti artigianali. Ci sono anche dei pony, pollame e fattorie da visitare, così come pubs, una tea-room e una cappella nascosta nel verde e molto suggestiva.

 





Infine, uno sguardo alla città che ci ha ospitato per due settimane: Limerick. Come dicevo, ha dato i natali ai Cranberries, celebre band arrivata al successo con Zombie, inno alla non-violenza tra Cattolici e Protestanti nell’Irlanda del nord e autrice di svariati successi partiti da Dreams e ultimatisi con il più recente Tomorrow, nel 2012. Limerick è caratterizzata da un centro ricco di negozi e qualche catena commerciale, dal quale si accede ad un’area pedonale fiorita che conduce al “Milk market”, tradizionale mercatino  del sabato dove è possibile acquistare formaggi (tra cui il tipico Cheddar), dolci, pane e frutta e dove si svolge l’essenza della vita di Limerick. Tutto intorno è anche possibile fare una sosta in un pub per il consueto assaggio di una Guinness. Bella anche l'area residenziale con villette e proprietà molto suggestive, che attorniano il campus universitario del Mary Immaculate College. Curioso e interessante anche l'Hunt Museum nel centro città dove ammirare una collezione di preziose opere dall'antico Egitto ad oggi, raccolte dalla prestigiosa famiglia Hunt.





lunedì 9 luglio 2012

Viaggio ergo sum

Ogni volta che ho l'occasione di esplorare le isole britanniche - per lavoro o per piacere - spero sempre di scoprire qualcosa di incredibilmente affascinante. E, puntualmente, non resto mai delusa.


Le isole britanniche (e quando dico britanniche includo anche l'Irlanda) al di là dei villaggi pittoreschi e delle verdissime brughiere che fanno da cornice ai romanzi di Jane Austen, del melting pot culturale delle metropoli in costante mutamento (le capitali sono solo la punta dell'iceberg ma, altri centri, un tempo cardine della vita industriale inglese con le loro fabbriche ormai riadattate a musei o a centri sportivi, stazioni o shopping centers, stanno mostrando un'inarrestabile spinta verso il futuro e verso tutto ciò che in inglese è definito "cutting edge"), nascondono alcune delle bellezze naturali più incredibili di tutta Europa: le scogliere a picco sul mare, le cosiddette cliffs, che si ergono maestose e imponenti su anfratti di costa dalle sfumature drammatiche; le onde atlantiche e del Mare del Nord vi si infrangono irruente sotto cupi cieli grigi e malinconici, lo stesso scenario che accompagnava eroine settecentesche in fuga verso la libertà. 



Lake District - nord ovest Inghilterra


Torri, antichi castelli normanni e resti di cultura celtica o cristiana, come enormi croci dalla simbologia arcaica, avvolgono il paesaggio di mistero e si perdono fra i sentieri e i percorsi naturalistici che si inerpicano tra le brughiere.


Cliffs of Moher - Irlanda



Accanto all'eccellenza paesaggistica, le isole britanniche restano da sempre fra le mete preferite dei giovani, i quali si riconoscono in quella cultura un po' rock rebel e suburbana, con la sua dinamicità e voglia di trasgressione, la ricerca della libertà così ambita e sperata da chi evade dalla costrizione di paesi senza ambizioni ed opportunità. Oltre a coinvolgermi in prima persona, tale ricerca coinvolge anche i giovanissimi che accompagno in visita presso questi luoghi per lavoro.
E' qui che le nuove generazioni cercano il futuro e, di certo, non le si può biasimare. 
Le isole britanniche hanno un appeal talmente forte che il culto della Union Jack si è trasformato perfino in una moda sfoggiata su accessori, magliette, quaderni, coperte, tappeti, poltrone e qualsiasi altro arredo. 


Di questi luoghi ci attraggono perfino le squadre di calcio, gli stadi, i campi perfettamente verdi e curati, il rugby, gli immensi prati bagnati regolarmente dalla pioggia, altra metafora della seppur triste ma affascinante malinconia inglese o irlandese. Perché, in realtà, gli inglesi non sono affatto malinconici, anzi sono assolutamente ironici e piacevoli, perfino molto friendly e hospitable!


Se vi è mai capitato di fare una full immersion o di essere semplicemente invitati a cena da degli inglesi, vi sarete accorti che - con un minimo di adattamento al cibo e al loro modo di comunicare discreto ma ironico - vi sentirete perfettamente a vostro agio. Gli inglesi, in realtà, sono affascinati da noi Italiani e dalla nostra cultura aperta e socievole ma, come tutti i nord europei non possono esimersi da qualche perplessità di fronte a certi modi di comunicare e di fare in pubblico per loro assolutamente teatrali, se non inopportuni.
Perché la Union Jack e non altre bandiere? Perché in particolare noi Italiani sembriamo così affascinati da questa cultura? Dai suoi cliché e dalle sue tradizioni? Dalla sua musica e dalle sue metropoli? 



Parte dei miei racconti e delle mie osservazioni in questo simpatico blog a metà tra un diario di viaggio e uno sguardo curioso sulla cultura britannica è il frutto di viaggi di piacere o lavoro fatti in 27 anni della mia vita e di conversazioni con gente nata e cresciuta in quei paesi, in particolare due cari amici con i quali ho lavorato e Milano come freelancer negli ultimi anni.


Per chi di voi leggerà queste righe, spero che i miei post possano appassionarvi a tal punto da infondervi lo stesso entusiasmo col quale le racconto. 
Buona lettura.